122 anni fa: il 15 dicembre 1890 muore a Fort Yates, assassinato dalla polizia, il condottiero nativo americano dei Sioux Hunkpapa Toro Seduto (Sitting Bull in inglese – in lingua originale lakota Tȟatȟaŋka Iyotȟaŋka o Ta-Tanka I-Yotank o Tʿatʿaŋka Iyotake)

15 Dicembre 1890 : l’Assassinio di Toro Seduto

In questa fredda giornata invernale, nel villaggio di Standing Rock all’interno della riserva Sioux di Grand River nello stato del Sud Dakota, la vendetta dell’uomo bianco raggiungeva una volta per tutte colui che, insieme al suo amico Cavallo Pazzo, era stato l’ anima stessa della disperata resistenza degli Indiani delle Pianure all’invasione del loro territorio ed alla distruzione della loro cultura, e che sempre insieme a Cavallo Pazzo aveva inferto alle Giacche Blu la più pesante ed umiliante sconfitta di tutte le Guerre Indiane, la celeberrima Battaglia del Little Big Horn del 25 Giugno 1876. Quest’uomo indomabile si chiamava Toro Seduto, in lingua Sioux Tatanka I’yotanka, sciamano e uomo di medicina della tribù degli Hunkpapa, una delle sette nazioni ( Hunkpapa, Oglala, Minneconjou, Brulé, Sans Arc, Blackfeet e Two Kettles ) che componevano la potente confederazione dei Teton Sioux. La sua storia si intreccia con quella di Cavallo Pazzo, e la sua tragica fine ricalca molto da vicino quella dell’amico, avvenuta tredici anni prima a Fort Robinson nel Nebraska. In ambedue i casi infatti, i due grandi eroi dell’epopea Sioux caddero per mano della loro stessa gente al soldo dei bianchi.

Tatanka I’yotanka ( Toro Seduto - 1837 / 1890 )

Tatanka I’yotanka ( Toro Seduto – 1837 / 1890 )

A differenza di Cavallo Pazzo, del quale non esistono immagini fotografiche ufficialmente accertate, Toro Seduto è stato fotografato in numerose occasioni, tanto che il suo volto segnato dalle cicatrici è probabilmente il viso indiano generalmente più conosciuto. I suoi tratti somatici rispecchiano chiaramente quelle che erano le caratteristiche che connotavano la sua personalità : intelligenza, fermezza di carattere, forza e fierezza.

Toro Seduto era nato come figlio di Quattro Cavalli, un capo minore degli Hunkpapa Sioux, nella regione del Grand River nel Sud Dakota. La data di nascita non è identificata con certezza, alcune fonti indicano il 1837, altre invece il 1831. Da bambino aveva portato il nome di Hakada, ovvero Tasso Saltatore, ma dopo che a soli dieci anni era riuscito ad atterrare con una freccia un giovane bisonte, aveva ricevuto il nuovo nome di Tatanka I’yotanka, ovvero Toro di Bisonte che sta seduto coricato a terra “. All’età di quattordici anni si mise per la prima volta in evidenza come guerriero durante una spedizione contro la tribù tradizionalmente nemica dei Crow ( Corvi ). Tuttavia, a renderlo per sempre celebrato e famoso non furono tanto il suo comprovato valore in battaglia e coraggio personale, definiti secondo gli schemi culturali di quella che era la guerriglia intertribale indiane, costituita essenzialmente da una serie di scontri individuali. La sua imperitura celebrità deriva piuttosto dal fatto che più di ogni altro si segnalò comeil punto di riferimento della resistenza indiana agli americani, sia in termini di chiarezza e fermezza politica, sia in termini di capacità di organizzazione tattica della resistenza stessa. Insieme a Cavallo Pazzo e all’ Apache Geronimo, fu per il Governo degli Stati Uniti il nemico più difficile e pericoloso da combattere.

Toro Seduto  Toro Seduto

Toro Seduto

La vita di Toro Seduto è ben conosciuta, poiché egli stesso ci ha lasciato una scrittura ideografica che testimonia gli episodi salienti della sua esistenza. Utilizzò come diario un vecchio libro di ordinanza del 31° Reggimento di Fanteria, che in seguito gli venne rubato e per vie traverse pervenne infine nelle mani della guarnigione di Fort Buford. Questi resoconti autobiografici sono quindi alla base della ricostruzione della sua vita.

Da queste annotazioni veniamo a sapere che fino all’anno 1870 aveva preso parte a sessantatrè azioni di guerra diverse contro le tribù tradizionalmente nemiche dei Sioux, e cioè principalmente Crow e Shoshones, ma che in questo contesto partecipò anche ai primi scontri contro i bianchi, che iniziavano a penetrare nel territorio. Come guerriero, secondo gli standard indiani di valore individuale, non si mise particolarmente in luce, altri come Cavallo Pazzo da questo punto di vista indubbiamente lo superarono, ma tutte le fonti sono concordi nel descriverlo come un combattente sempre onesto e leale, che non si macchiò mai le mani del sangue di donne e bambini. Ebbe successo come allevatore di cavalli, nel contempo dedicandosi al proprio perfezionamento spirituale, e nel 1861 diventò lo Sciamano degli Hunkpapa, una posizione questa di grande autorità morale ed elevato status sociale. Sempre più spesso gli venne richiesto di dare consigli, anche e soprattutto di natura politica, cosicchè naturalmente divenne, data la sua irriducibile ostilità verso la politica espansionista dei bianchi, il punto di riferimento di tutti quegli indiani che condividevano questo punto di vista. E’ tuttavia corretto precisare che la sua ostilità era diretta essenzialmente verso gli americani, dato che in generale Toro Seduto ebbe rapporti abbastanza buoni prima con i Franco-canadesi, accettando perfino di venire battezzato dal Gesuita belga Padre de Smet, e in seguito con il Canada Britannico della Regina Vittoria ( diventato in lingua Sioux “ la Terra della Nonna “ ).

Toro Seduto  Toro Seduto

Dal punto di vista fisico, Toro Seduto era un uomo forte e piuttosto tarchiato, con una testa grossa, caratteri fortemente marcati, carnagione piuttosto chiara e, cosa del tutto rara tra i nativi americani, capelli non neri ma castani, ancora una volta una curiosa coincidenza con Cavallo Pazzo, che portava acconciati in due lunghe e pesanti trecce.

Era un politico di razza, con il dono del carisma spirituale che gli consentiva di affascinare chi lo ascoltava, grazie ad una capacità oratoria solidamente basata su argomentazioni chiare stringenti esposte con partecipata passione, e nel contempo dotato della concreta capacità organizzativa della leadership, la capacità di valutare correttamente gli uomini e di trovare le persone giuste per i giusti incarichi, come per l’ appunto nel caso esemplare di Cavallo Pazzo. Accomunati dalla comune intransigenza politica e dalla stessa autorevolezza spirituale e morale, furono il primo il vero capo politico, ed il secondo il capo militare principale della resistenza indiana all’ espansionismo USA nelle grandi pianure. Nel 1863 Toro Seduto aveva visitato i cugini Sioux Santee, già confinati nella squallida riserva di Crow Creek. Quello che aveva visto lo aveva rafforzato nel suo convincimento di mantenere un comportamento apertamente ostile nei confronti degli agenti americani, degli speculatori terrieri e dei coloni che tentavano di penetrare nel suo territorio. Da allora egli combattè implacabilmente con tutti i suoi mezzi contro i soldati con la giacca blu, che sempre più spesso penetravano all’ interno della terra dei Sioux.

Toro Seduto  Toro Seduto

Il giorno 6 Novembre 1868 era stato firmato il Trattato di Fort Laramie tra il Governo degli Stati Uniti ed il grande capo Sioux Oglala Nuvola Rossa, che aveva fino ad allora vittoriosamente guidato la resistenza indiana nella cosiddetta “ Guerra dei Forti “. Questo conflitto era stato scatenato dal tentativo dell’ Esercito Usa di stabilire una linea di postazioni militari nel territorio del Powder River, destinate con tutta evidenza a supportare l’ espansionismo dei coloni americani nel territorio Sioux. Questa campagna era costata agli americani un primo cocente e sanguinoso smacco per mano indiana.

Il giorno 22 Dicembre 1866 infatti, presso Fort Kearney, un distaccamento di ottanta cavalleggeri al comando del Capitano William J. Fetterman era stato annientato fino all’ ultimo uomo , ad opera dei guerrieri guidati da un giovane Cavallo Pazzo, in quella che i bianchi ricordano come la “ Battaglia dei Cassoni di Carro “, e gli Indiani invece come la “ Battaglia dei Cento Uccisi “. In seguito a questa sconfitta, il Governo USA si risolse ad intavolare trattative di pace con gli Indiani, trattative che si protrassero con fasi alterne per i due anni successivi. Nuvola Rossa si rifiutò di firmare qualunque accordo fino a che i bianchi non avessero sgomberato i forti che avevano costruito sul fiume Powder. Alla fine di agosto del 1868 le truppe si ritirarono dei forti, che gli indiani provvedettero senza indugio ad incendiare. Si pervenne così alla firma del Trattato di Pace, siglato come già ricordato a Fort Laramie il 22 Novembre 1868. Con questo accordo gli Stati Uniti si impegnavano a garantire ai Sioux un territorio che dal confine settentrionale dello stato del Nebraska andava verso Est fino al Missouri e a Ovest fino ai 104° di longitudine. Questo territorio doveva appartenere esclusivamente agli Indiani, e a nessun bianco sarebbe stato dato il permesso di accesso senza il loro consenso. Una volta sottoscritto il Trattato, Nuvola Rossa lo rispettò fedelmente per il resto dei suoi giorni, nonostante che il trattato stesso venisse continuamente violato dalla controparte americana. Quando a partire dal 1870 queste continue violazioni portarono nuovamente ad uno stato di aperta ostilità tra gli Stati Uniti d’America ed i Sioux, Nuvola Rossa si rifiutò di partecipare a nuove guerre, forse perché ormai irrimediabilmente convinto che per il suo popolo non c’era ormai più speranza di poter arrestare la espansione dell’ uomo bianco, forse anche per gelosia nei confronti dei giovani capi emergenti, Toro Seduto e Cavallo Pazzo, i quali dal canto loro si erano categoricamente rifiutati di sottoscrivere il Trattato di Fort Laramie, sostenendo essere insensato stipulare accordi con chi li violava abitualmente. A questo proposito, Toro Seduto si esprimeva con queste parole :

“ Quale trattato, rispettato dai bianchi, è stato invece infranto da un indiano ? Assolutamente nessuno. Quale trattato, concluso dai bianchi con noi, è stato invece rispettato da loro ? Nessuno. Quando ero bambino, la terra apparteneva ai Sioux; il sole si levava alto sulla loro terra e tramontava sulla loro terra la sera; i Sioux sono stati addirittura capaci di mandare in battaglia diecimila guerrieri a cavallo ! Dove sono oggi questi guerrieri ? Chi li ha uccisi ? Dov’è la nostra terra ? A chi appartiene ? Quale bianco può mai affermare che io ho sottratto a lui la terra, depredandogliela, o che io gli ho rubato anche solo un penny di sua proprietà ? E tuttavia i bianchi sostengono che io sia un ladro. Quale donna bianca sarebbe mai stata da me presa prigioniera o importunata ? Nessuna . E tuttavia i bianchi sostengono che io sia un indiano cattivo … Quale legge ho mai infranto ? E’ forse contro la legge che io difenda il mio diritto alla vita ? Sono forse dunque contro la legge, solo perché la mia pelle è rossa, perché sono un Sioux, perché sono nato là dove sono vissuti i miei progenitori, perché darei la mia stessa vita per il mio popolo e per la mia terra ? “.

Rifiutandosi di firmare quella “ carta menzognera “, che dal canto suo il Ministero della Guerra USA violò già nel febbraio del 1869, emanando una ordinanza che vietava agli indiani di cacciare al di fuori del loro territorio, pena l’ essere considerati “ ostili “, Toro Seduto e Cavallo Pazzo, dopo il ritiro di Nuvola Rossa, venivano definitivamente indicati come i condottieri delle resistenza indiana. La loro intransigenza e la loro fermezza non dovettero attendere molto per essere messe alla prova, dato che nel corso del 1874 il Generale Philip Sheridan ordinò una spedizione militare nel cuore del luogo più sacro di tutto il territorio Sioux, le “ Paha Sapa “, ovvero le Colline Nere.

La Guerra delle Paha Sapa

La spedizione nelle Colline Nere vedeva la partecipazione di numerosi geologi e mineralogisti, che avevano il compito di analizzare e studiare il sottosuolo per cercare di individuare eventuali ricchezze nascoste. A capo della spedizione era stato posto il Colonnello George Armstrong Custer, che era stato i più giovane Generale dell’ intero Esercito Unionista durante la Guerra di Secessione. Al termine del conflitto civile, aveva perso il grado di Generale ed era stato retrocesso a quello inferiore di Tenente Colonnello. Spinto da una ambizione malata, da tempo cercava nelle Guerre Indiane nuove occasioni di gloria, che gli consentissero di mettersi in mostra e riconquistare il rango perduto. Sospinto da questa ossessione, Custer aveva già dato prova di crudeltà ed insensata ferocia,quando la mattina del 26 Novembre 1868 aveva assalito proditoriamente, alla testa del suo 7° Reggimento di Cavalleria, l’ accampamento del pacifico Capo Cheyenne Caldaia Nera, sul Washita River nell’ Oklahoma. Caldaia Nera era fortunosamente sopravvissuto ad un attacco analogo da parte dei “ volontari “ del Colonnello George Chivington, sul fiume Sand Creek nel Colorado, il 29 Novembre 1864. In ambedue i casi Caldaia Nera era in pace con gli Stati Uniti, ed anzi la prima volta addirittura innalzò la bandiera americana che gli era stata data in pegno di amicizia davanti ai cavalleggeri all’ attacco. Ciò non impedì in alcun modo il massacro indiscriminato di uomini, donne e bambini in ambedue le occasioni. Scampato al Sand Creek, quattro anni dopo sul Washita Caldaia Nera fu tra i primi a cadere insieme alla moglie sotto il fuoco dei soldati di Custer. Insieme a loro vennero massacrati altri cento e più pacifici Cheyenne, ed anche in questa occasione le vittime furono in massima parte donne e bambini inermi.

Colonnello George Armstrong Custer

Colonnello George Armstrong Custer

Il risultato della spedizione nelle Colline Nere del 1874, che di nuovo andava a violare il Trattato di Fort Laramie, furono i titoli entusiastici dei giornali dell’ epoca : “ Scoperto oro nelle Black Hills ! “. Immediatamente scoppiò la febbre dell’ oro, e schiere di cercatori e avventurieri si diressero verso il sacro territorio Sioux, rimanendo però fieramente delusi quando il Generale Sheridan proibì loro l’ accesso e sequestrò i loro equipaggiamenti. Nuvola Rossa, insieme al Capo dei Sioux Brulé Coda Chiazzata, si ostinava a voler confidare nei patti stipulati nel Trattato. Più realisticamente, Toro Seduto commentò : “ Le Paha Sapa appartengono ai Sioux. Ora e sempre. Quando i bianchi cercheranno di prendercele, allora noi combatteremo ! “. Questa sua linea di fermezza era totalmente condivisa da Cavallo Pazzo. Tuttavia, per il momento i due Capi convennero insieme di non intraprendere alcuna iniziativa ostile verso gli Americani.

La Spedizione di Custer nelle Colline Nere nel 1874

La Spedizione di Custer nelle Colline Nere nel 1874

Essi non reagirono nemmeno quando nel 1875 il Governo USA inviò una nuova spedizione geologica nelle Colline Nere, che confermò i risultati di quella guidata da Custer l’ anno precedente. Nel Settembre di quello stesso 1875 venivano intavolate trattative per convincere i Sioux, i Cheyenne del Nord e gli Arapaho a vendere il territorio agli Stati Uniti. Queste trattative non portarono ad alcun risultato, ed il Governo gettò quindi la maschera, e diede ordine alle truppe di penetrare nel territorio indiano. Dietro i soldati, migliaia di cercatori d’ oro si rovesciarono sulle Black Hills come un fiume in piena. Come se non bastasse, gli Stati Uniti commisero una ulteriore provocazione. A causa di un inverno molto duro, gli Indiani erano stati costretti a lasciare la riserva per cacciare presso il Powder River. Questo diritto era stato loro garantito dal Trattato di Fort Laramie. Ma il 5 Dicembre 1875 il Ministro degli Interni USA Chandler emise una ordinanza con la quale veniva imposto agli Indiani di rientrare nelle riserve entro il 31 Gennaio 1876; in caso contrario sarebbero stati considerati “ ostili “.

Questo ultimatum era assolutamente insensato, in quanto in quanto era per prima cosa del tutto impossibile far pervenire la notizia in tempo utile agli interessati; e difatti, il giorno 1 Febbraio 1876 venne dichiarata la Guerra agli Indiani. Allora anche Toro Seduto chiamò il suo popolo alla battaglia, e lo fece con la potente eloquenza che gli era propria :

“ Guardate, fratelli : la primavera è giunta ! La terra riceve il sole che tutto intorno la abbraccia, e noi presto scorgeremo i frutti di questo loro amore. Ogni seme ora si sveglia, ogni animale ha vita. E grazie a questa segreta forza ora anche noi abbiamo vita, ed è per questo motivo che noi proclamiamo ai nostri vicini, e perfino agli animali che vivono nel nostro circondario, che questa terra … questa terra noi abbiamo il sacrosanto diritto di abitarla. Ascoltatemi dunque, uomini ! Adesso noi dobbiamo prepararci ad affrontare un’ altra stirpe. Questa stirpe era piccola e debole, quando i vostri padri l’ hanno incontrata per la prima volta. Ma adesso questa stirpe è grande ed amante del possesso. Per quel che la riguarda, questa stirpe ha disposizione per l’ agricoltura, e di conseguenza la vostra gioia nel possedere le vostre proprietà è per essa una sofferenza e un dolore. Questa gente ha disposto per sé molte leggi che i ricchi possono infrangere, mentre i poveri no. Essi prendono tasse e tributi ai poveri e ai deboli per sostenere i ricchi ed il governo. Essi pretendono da noi la nostra madre, la Terra, e pongono confini tra noi ed i nostri vicini. Essi distruggono il volto della Terra con i loro edifici e con i loro rifiuti. Questa società è come un torrente in piena in primavera, che tracima dalle rive e tutto travolge e annienta, distruggendo ciò che incontra sul suo cammino. Noi non possiamo vivere gli uni accanto agli altri. Già sette anni fa abbiamo sottoscritto un trattato, nel quale ci veniva assicurato che la terra dei bisonti ci doveva appartenere per sempre; ora invece minacciano di portarci via la nostra terra. Fratelli miei, noi dobbiamo arrenderci oppure dire loro : uccidetemi, prima di potervi prendere la mia terra … la mia patria ! “.

Un Concilio di Guerra Sioux in un quadro del Pittore Americano George Catlin

Un Concilio di Guerra Sioux in un quadro del Pittore Americano George Catlin

Il 1 Marzo 1876, il Generale Crook poté muovere all’offensiva alla testa di ottocento uomini, dopo che per tutto il mese di Febbraio le abbondanti nevicate avevano reso impossibile il movimento delle truppe. Il suo aiutante Colonnello Reynolds assalì il pacifico villaggio del Capo Cheyenne Due Lune, mettendolo a ferro e fuoco. Questa volta però non si ripeté quel che si era visto sul Washita e sul Sand Creek. I guerrieri Cheyenne infatti, dopo aver portato in salvo le donne e i bambini, tornarono al contrattacco, costringendo Reynolds a ritirarsi abbandonando i suoi morti e feriti, cosa del tutto disonorevole secondo le regole militari. Il Colonnello Reynolds venne infatti deferito alla Corte Marziale e costretto a dimettersi dall’Esercito. Il risultato di questa azione ancora una volta dissennata fu che gli Cheyenne, comprensibilmente in preda al furore ed all’ indignazione, si allearono strettamente con i Sioux. Poco tempo dopo, le tribù riunite tennero un Concilio di Guerra sul Rosebud River. Nuvola Rossa ancora una volta sconsigliò di scendere in campo contro gli Americani, ma perfino suo figlio Jack Nuvola Rossa si schierò con i sostenitori della guerra. Toro Seduto venne nominato capo supremo dei Sioux, e Due Lune capo supremo dei Cheyenne. Ogni singola tribù scelse poi i propri capi guerrieri, e Cavallo Pazzo fu nominato capo militare degli Oglala.

Gli avvenimenti dei giorni successivi lo avrebbero fatto emergere come il supremo capo militare indiano sul campo di battaglia, e lo avrebbero fatto entrare nella leggenda.

Capi Guerrieri Sioux

Capi Guerrieri Sioux

Il 14 Giugno 1876, nel grande accampamento delle tribù riunite sul fiume Rosebud, si tenne la grande cerimonia della Danza del Sole. Con altri guerrieri, Toro Seduto si sottopose al rito cruento. Si incise con un coltello i muscoli del petto, facendo poi passare attraverso le ferite le estremità di due lunghe strisce di cuoio, appese alla sommità di un palo sormontato da un teschio di bisonte. Danzò al ritmo dei tamburi, fissando la luce del sole e lasciandosi cadere all’ indietro, tendendo le strisce di cuoio fino al punto che queste gli lacerassero la carne, e gli procurassero attraverso il dolore della auto tortura una visione mandata da Wakan Tanka, il Grande Mistero … Finalmente, in preda all’ estasi del dolore, Toro Seduto cadde in trance, ed ebbe la sua visione. Vide centinaia di Giacche Blu, abbattute come cavallette, cadere a testa in giù nel campo indiano, e i loro capelli volare via. Il significato della visione era inequivocabile : il Grande Spirito mandava tutti quei soldati contro gli Indiani affinché questi li spazzassero via dalla terra.

La Battaglia del Fiume Rosebud

 Il 16 Giugno 1876, il Generale Crook giunse in vista del Rosebud River. Era alla testa di più di milletrecento soldati, a cui si aggiungevano circa duecento Scouts Indiani delle tribù Crow, Shoshone e Arikara, tradizionalmente nemiche dei Sioux. Il piano della offensiva americana, elaborato dal Generale Sheridan, prevedeva che gli Indiani ribelli venissero ad essere stretti nella morsa della azione combinata di tre diverse forze militari provenienti da direzioni diverse : la colonna del Generale Crook da Sud, quella del Generale Gibbon da Nord Ovest, e quella del Generale Terry da Nord Est. In tal modo i Pellerossa sarebbero stati completamente annientati. Ma l’ accordo sui tempi della complessa manovra delle diverse colonne risultò totalmente errato, e già il 17 Giugno 1876 le truppe del Generale Crook avevano ingaggiato la Battaglia del Rosebud.

La Battaglia del Rosebud in una Stampa dell’ Epoca

La Battaglia del Rosebud in una Stampa dell’ Epoca

Esaltati dalle visioni mistiche di Toro Seduto, ed entusiasmati sul campo di battaglia da Cavallo Pazzo, che quel giorno superò se stesso, e parve comparire ovunque nelle diverse fasi dello scontro, i Sioux ed i Cheyenne si batterono con una forza, una violenza ed un accanimento che lasciò gli americani sbalorditi; la battaglia si protrasse per tutta la giornata, fin quando a sera Crook dovette ritirarsi, malamente battuto, lasciando agli Indiani il controllo della regione. Avendo messo Crook in condizione di non nuocere, questi ora potevano concentrare tutte le loro forze contro gli altri nemici che venivano dal Nord. In ogni caso, la vittoria sul Rosebud aveva portato il loro morale alle stelle; altri giovani giunsero dalle riserve ad ingrossare le file dei ribelli, ed il campo indiano, che si era ora spostato sul fiume Little Big Horn, nel Montana, era diventato così esteso che Toro Seduto non poteva sperare di mantenerlo segreto a lungo. L’ accampamento che si stendeva lungo la riva del fiume comprendeva migliaia di uomini, donne e bambini nelle tende delle tribù Sioux, Cheyenne e Arapaho.

Un Accampamento Sioux in un quadro del Pittore francese Jules Tavernier

Un Accampamento Sioux in un quadro del Pittore francese Jules Tavernier

A Nord, le truppe del Generale Terry si erano intanto congiunte con quelle del Generale Gibbon, ed il Colonnello Custer al comando del 7° Reggimento di Cavalleria era stato incaricato dai suoi superiori di condurre una perlustrazione verso Sud, con lo scopo di individuare il campo indiano. Gli ordini ricevuti imponevano a Custer di limitarsi a questa opera di ricognizione, e di astenersi da iniziative autonome di combattimento.

La Battaglia del Little Big Horn

All’ alba del 25 Giugno 1876, Scout Crow e Arikara aggregati al 7° Cavalleria informarono Custer che il campo indiano era stato avvistato nella valle del Little Big Horn. Trascinato dalla sua folle ambizione, il Colonnello trasgredì gli ordini che gli erano stati impartiti, e decise impulsivamente di agire immediatamente di sua iniziativa, senza attendere alcun tipo di rinforzo. Volle impiegare la stessa tattica che aveva usato contro Caldaia Nera sul Washita, ossia dividere le sue forze per attaccare contemporaneamente da più direzioni. Custer, al comando di cinque compagnie di cavalleggeri, avrebbe attaccato da Est, mentre altre tre compagnie al comando del Capitano Frederick Benteen avrebbero dovuto investire il villaggio da Sud Ovest; infine, altre tre compagnie al comando del Maggiore Marcus Reno avrebbero dovuto attraversare il fiume per attaccare da Sud. Ancora una volta la mancanza di coordinazione tra i movimenti delle diverse colonne di cavalleggeri, unitamente alla violenza della reazione indiana, superiore ad ogni aspettativa, determinò il fallimento della tattica di Custer e la rovina del 7° Cavalleria. La forza del Maggiore Reno fu la prima ad attaccare, ma venne prontamente respinta dal contrattacco indiano, venendo costretta a ripassare il fiume sotto il fuoco dei Pellerossa, e perdendo circa cinquanta uomini tra morti e dispersi. L’ arrivo in soccorso della forza del Capitano Benteen consentì ai superstiti di trincerarsi a difesa su una collina, dove riuscirono a resistere per il resto della giornata agli attacchi nemici. Quanto a Custer, quando verso le ore 16.00 attaccò a sua volta il campo con le sue cinque compagnie, si ritrovò in breve tempo circondato da circa 3000 guerrieri inferociti. L’ ultima battaglia del Colonnello Custer durò, a quanto sembra, meno di un’ ora; un guerriero Sioux che vi prese parte ebbe più tardi a dire che “ tutto era durato il tempo di fumare una pipa “. In questo breve lasso di tempo, il contingente guidato da Custer e composto di 210 cavalleggeri venne annientato fino all’ ultimo uomo.

La Battaglia del Little Big Horn in un disegno del Guerriero Sioux Lancia d’ Aquila

La Battaglia del Little Big Horn in un disegno del Guerriero Sioux Lancia d’ Aquila

Toro Seduto descrisse in seguito la battaglia in questi termini : “ Già parecchie settimane prima della battaglia noi eravamo a conoscenza del fatto che i soldati erano in marcia. Tuttavia non avevamo intenzione di ingaggiare combattimento, se si poteva evitare una eventualità del genere … Per tre giorni di seguito i nostri osservatori tennero sotto controllo i movimenti dei soldati. Sapevamo perfettamente in quale maniera ed assetto Custer stava conducendo la marcia del suo reggimento verso il nostro accampamento. Per questo io portai al sicuro, per prima cosa, tutte le mie donne ed i miei bambini … Aspettammo quindi che i soldati attaccassero il nostro villaggio, come era già successo nel 1868 nella Battaglia del Washita River, quando Caldaia Nera era stato ucciso e le sue donne ed i suoi bambini erano stati calpestati a morte sotto gli zoccoli dei cavalli da guerra … Così ordinai ai miei giovani guerrieri di accendere fuochi dentro e fuori le tende vuote, e di posizionare davanti alle entrate delle tende stesse, in buona evidenza, bastoni di legno che potessero essere presi per uomini, e nelle strade del villaggio, sempre in buona evidenza, di portare pali, ai quali erano stati legati pezzi di coperte che ondeggiavano al vento … In questa maniera, in quel bagliore di fuochi, si aveva così l’ impressione di un villaggio densamente popolato. Fatto questo, io mi ritirai con i miei guerrieri dietro le file di colline prospicienti, ed aspettai finché i soldati non aprirono il fuoco contro il nostro villaggio. Tutto procedette come io avevo pianificato. Fedeli ai loro ordini, i soldati americani uccisero i miei intermediari, quelli che avevo mandato loro incontro per chiedere la pace, poi si lanciarono avanti impetuosamente, ed aprirono il fuoco contro il mio accampamento vuoto fatto di vecchie tende e pupazzi di stoffa. Prima che essi si potessero riprendere dallo stupore di quel furibondo assalto che aveva trovato il nostro’ accampamento vuoto, io, insieme a tutti i miei guerrieri, balzai su di loro da dietro. I miei uomini annientarono in brevissimo tempo quei soldati, fino all’ ultimo uomo … Io non ho ucciso Capelli Gialli ( era questo il nome che gli Indiani davano a Custer, per via dei suoi lunghi capelli biondi, che però, a quanto pare, si era tagliato alcuni giorni prima della sua ultima battaglia ). Egli era un pazzo buffone, ed ha cavalcato dritto incontro alla morte “.

Tombe a Little Big Horn  Tomba di Custer

Tombe di Caduti del 7° Cavalleria a Little Big Horn Le lapidi indicano il punto ora denominato Custer Hill ( Collina di Custer ) dove furono rinvenute le salme del Colonnello e di 41 dei suoi soldati La lapide con lo stemma nero indica la prima sepoltura di Custer

Dopo una breve pausa dedicata a spogliare i caduti e raccogliere il bottino, soprattutto fucili, rivoltelle e munizioni, i guerrieri indiani si riordinarono. Qualche chilometro più a Sud, al di là del fiume, restavano arroccate sulla collina le compagnie decimate del Maggiore Reno e quelle ancora fresche del Capitano Benteen, e Sioux, Cheyenne ed Arapaho si lanciarono con grida selvagge verso la nuova battaglia. Gli americani si erano attestati in posizione difensiva, ma nelle tre ore che rimanevano prima che il sole tramontasse, gli indiani riuscirono ad ucciderne altri cinque e a ferirne altri sei. La notte passò carica di angoscia per i soldati circondati, ed al mattino del 26 Giugno l’ attacco indiano riprese, anche se questa volta gli indiani non impiegarono tutta la loro forza e la loro aggressività, mantenendo un fuoco di disturbò che costò agli americani altri sette morti e 41 feriti. Ci si è sempre chiesti perché le tribù rinunciassero a cogliere un’ altra facile vittoria, in seguito si disse che fosse lo stesso Toro Seduto a dare l’ ordine di interrompere il combattimento e di smontare il campo, temendo l’ arrivo sul terreno di nuove e più potenti forze militari. Come che sia, la battaglia si estinse a poco a poco, il grande campo sulle rive del fiume venne smantellato, e prima di sera non c’ era più un indiano in vista. Dopo avere ottenuto la loro più grande vittoria, che sarebbe stata anche l’ ultima, le tribù si dispersero nella prateria. Toro Seduto sosteneva che ora i Pellerossa avevano due possibilità : o dirigersi a Nord verso la Terra della Nonna ( il Canada ) , oppure a Sud verso la Terra degli Spagnoli ( il Messico ). Cavallo Pazzo invece non volle per nessun motivo abbandonare la sua terra, qualsiasi cosa dovesse succedere. Così i Sioux si separarono, e Toro Seduto con i suoi Hunkpapa si diresse a Nord, mentre Cavallo Pazzo con i suoi Oglala si ritirava verso le Big Mountains. Nel frattempo le truppe americane si riversavano sulle Colline Nere cariche di desiderio di vendetta. Nell’ Ottobre, durante una momentanea tregua, si tenne un incontro tra il Generale Nelson Miles e Toro Seduto; con fermezza il Capo Sioux richiese il ritiro di tutti i coloni, i cercatori d’ oro ed i soldati dalla sua terra, e quindi il ripristino della situazione politica che era stata definita e garantita dai trattati dell’ anno 1868. Miles si rifiutò di prendere in considerazione queste richieste, e la tregua si interruppe di conseguenza sui due piedi. Il Congresso USA fece il resto, ed emanò una legge secondo la quale i Sioux dovevano definitivamente rinunciare alla terra sul Powder River ed alle Colline Nere. Il durissimo inverno del 1876 / 1877 costrinse in primavera molti capi ad arrendersi. Tra questi lo stesso Cavallo Pazzo, che dopo aver passato l’ intero inverno a difendere il suo popolo dagli assalti dell’ esercito, si trovava ormai in una situazione disperata, senza più viveri e munizioni, con le donne e i bambini che morivano di fame ed i guerrieri superstiti ormai esausti e demotivati. Nel Maggio 1877 Cavallo Pazzo si arrendeva con la sua gente a Fort Robinson, ed in quello stesso luogo veniva proditoriamente assassinato a colpi di baionetta il 5 Settembre, con la fattiva partecipazione della Polizia Indiana al soldo dei bianchi, composta in buona parte da uomini che erano stati suoi amici e compagni di lotta.

Nel frattempo Toro Seduto aveva raggiunto il Canada con la sua gente. Con il beneplacito del Governo Britannico, si era stabilito nelle vicinanze della Wood Mountain. Nell’ autunno del 1878 ci fu un nuovo tentativo di conciliazione tra i Sioux ed il Governo USA, ma anche questa volta Toro Seduto decise di non fidarsi delle profferte avanzate dal Generale Terry. I Sioux rimasero quindi in Canada, dove ricevettero da parte del Governo della Regina Vittoria un trattamento molto più umano di quello che era stato loro riservato dagli americani, ma la loro condizione di vita andò progressivamente ed inesorabilmente peggiorando, in conseguenza della progressiva estinzione delle grandi mandrie di bisonti, sulle quali si basava tutta le economia degli Indiani delle Praterie.

Nel Luglio del 1881, Toro Seduto dovette prendere la decisione più amara di tutta la sua vita : lasciò il Canada e con la sua gente si arrese agli Americani a Fort Buford, nel Missouri. Al momento della resa, pronunciò queste parole :

“ Io vi consegno questo fucile tramite mio figlio. Io voglio per lui che impari a vivere al modo dei bianchi. Io vorrei anche però che si tenesse a mente che sono stato l’ ultimo che ha consegnato il suo fucile. Se voi avete qualcosa da darmi o qualcosa da riferirmi, fate adesso quello che dovete fare, perché io non vorrei restare all’ oscuro per molto tempo ancora … Io vorrei ora che mi si lasciasse la scelta di potermi stabilire da una parte o dall’ altra del confine. Io vorrei continuare la mia vecchia vita di cacciatore, e vorrei che mi si permettesse di portare avanti le mie faccende da una parte o dall’ altra del confine … Il Canada è ora la mia terra, e io non vorrei essere costretto a rinunciarvi. Il mio cuore era molto triste quando ho dovuto lasciare la terra della Grande Madre. La Grande Madre è stata per me un’ amica, tuttavia vorrei che i miei figli crescessero nella nostra patria … “.

Il 29 Luglio 1881 un battello a vapore trasportò Toro Seduto a Fort Yates, nella agenzia di Standing Rock. Gli anni successivi sembrarono portare un rasserenamento nella vita dell’ ormai anziano capo; infatti partecipò all’ inaugurazione della Northern Pacific Railroad, incontrò l’ ex Presidente Grant ed altri ufficiali dell’ Esercito USA, che ora gli stringevano amichevolmente la mano, e nel 1883 partecipò all’ ultima grande caccia al bisonte. Nel contempo però si inasprivano progressivamente i suoi rapporti con il Comandante della Agenzia di Standing Rock, il Maggiore Mc Laughlin. Fu anche per evadere dal clima opprimente dell’ agenzia che nel 1885 Toro Seduto accettò la proposta del Circo Barnum per una partecipazione ad una tournée di spettacoli del Buffalo Bill’ s Wild West Show, attraverso le città del Canada e degli Stati Uniti. La reazione del pubblico nei due stati fu molto diversa : mentre in Canada Toro Seduto veniva salutato e festeggiato come figura ideale di generale e uomo di stato indiano, il pubblico americano invece, condizionato da anni di campagna di stampa diffamatorie, lo accoglieva non infrequentemente con insulti e improperi. Il Capo Sioux non faceva una piega, dato che non capiva una parola d’ inglese, ma anche quando gli spiegarono la situazione non mutò atteggiamento. Anzi, durante gli spettacoli prese a sua volta a declamare in tutta tranquillità discorsi in lingua Sioux, di cui ovviamente nessuno del pubblico comprendeva alcunché, discorsi spesso infarciti a loro volta di insulti e aspre maledizioni nei confronti dei bianchi. Come se non bastasse, dimostrando almeno in questo di avere ben compreso la mentalità imprenditoriale americana, iniziò a vendere i suoi autografi al prezzo di un dollaro e cinquanta centesimi cadauno, e fece del Wild West Show uno spettacolo di grande successo. Al termine della tournée Buffalo Bill gli regalò uno dei migliori cavalli del suo circo ed una grande tenda bianca, nella quale il celebre capo amava farsi fotografare. Ma alla agenzia di Standing Rock Mc Laughlin continuava a rendergli la vita difficile; addirittura volle spedirlo in visita alla Riserva dei Crow, gli ancestrali nemici dei Sioux. La comparsa di Toro Seduto nel villaggio Crow certo causò inizialmente un grande scompiglio, ed il Capo Testa Pazza voleva addirittura sfidarlo a duello; ma poi i due vecchi nemici si risolsero a fumare insieme il Calumet della Pace, e Testa Pazza regalò a Toro Seduto trenta cavalli. In questo modo, grazie al suo ascendente morale ed al suo prestigio, il Capo Hunkpapa riuscì a mantenersi fedele al proprio stile di vita, nonostante tutti i tentativi di Mc Laughlin di mettergli i bastoni tra le ruote : allevava animali, coltivava i campi, mandava i figli la scuola. Rimaneva sotto ogni aspetto il personaggio più stimato fra i Sioux, ed anzi la sua autorevolezza sembrava crescere e rafforzarsi ancor più col passare del tempo.

Toro Seduto insieme a Buffalo Bill durante la Tournéè del Wild West Show

Toro Seduto insieme a Buffalo Bill durante la Tournéè del Wild West Show

In virtù di questa sua autorevolezza, nel 1888 gli riuscì di contrastare il disegno del Governo Americano di acquistare dai Sioux undici milioni di iugeri di terra, al prezzo ridicolo di cinquanta centesimi per iugero. Un anno dopo tuttavia, il Governo USA riuscì a convincere o a corrompere altri capi, e la compravendita riuscì pienamente. Toro Seduto commentò amaramente : “ Non c’ è più nessun Indiano … io sono l’ ultimo ! “. Egli profetizzò che a causa di questo sacrilego affare commerciale, il Grande Spirito si sarebbe allontanato dai Sioux. Ed infatti, non molto tempo dopo, la fame e le malattie colpirono duramente il suo popolo, portando ad un clima di disperazione diffuso, che indubbiamente contribuì in maniera determinante alla diffusione tra gli Indiani del Movimento della Ghost Dance ( Danza degli Spiriti ).

La Danza degli Spiriti

Il Movimento della Danza degli Spiriti aveva avuto inizio da uno Sciamano della Tribù dei Paiute di nome Wovoka. Era costui un personaggio singolare. Nato nel 1858 circa da Tavibo, un noto profeta della Tribù Paiute, aveva iniziato fin da bambino il suo percorso spirituale sotto la guida del padre, approfondendo ogni aspetto della religione animistica del suo popolo. All’ età di quattordici anni, era rimasto orfano, ed era stato accolto nella famiglia del proprietario di ranch David Wilson, uomo devoto e pio, attento lettore della Bibbia. Da Wilson egli ricevette quindi la conoscenza della Religione Cristiana, dimostrando un grande interesse per i miracoli di Gesù ed il tema della venuta del Messia. La sua concezione mistico-religiosa si caratterizzò quindi come un sincretismo tra la Religione Naturale degli Indiani ed il Cristianesimo. Un giorno, presumibilmente il 1 Gennaio 1889, Wovoka ebbe una visione, nella quale il Grande Spirito gli parlò.

 Wovoka il Profeta Paiute in un ritratto del 1891

Wovoka il Profeta Paiute in un ritratto del 1891

 Wovoka descrisse il messaggio che aveva ricevuto dal Grande Spirito in questi termini :

“ Tutti gli Indiani devono danzare. In qualsiasi luogo. Non devono mai smettere di danzare. Già presto, la prossima primavera, giungerà il Grande Spirito. Porterà con sé tutta la selvaggina … Tutti i morti Indiani resusciteranno ed avranno di nuovo vita, diventeranno tutti forti come uomini giovani. Diventeranno giovani di nuovo. Anche un Indiano vecchio e cieco sarà di nuovo giovane, e gioirà di nuovo della sua vita. Se il Grande Spirito farà il suo ritorno, tutti gli Indiani saliranno sulla montagna, lontano dai bianchi, che non saranno in grado di poter fare più nulla. Quando gli Indiani saranno in alto, verrà un grande diluvio, e tutti i bianchi moriranno affogati. Poi le acque si ritireranno e allora dappertutto ci saranno solo Indiani, e la selvaggina sarà molta. Poi lo stregone chiederà a tutti gli Indiani di danzare, ed un nuovo tempo di prosperità avrà inizio … “.

La predicazione di Wovoka non aveva nessuna finalità di carattere politico, ma le sue conseguenze lo furono al di là delle sue intenzioni. La Danza degli Spiriti si diffuse rapidamente tra le tribù, la cui situazione disperata rappresentava un terreno fertile per l’ estendersi del movimento. Gli Indiani nelle riserve infatti vegetavano, dipendendo in tutto e per tutto da quel poco che i funzionari bianchi delle riserve, spesso profondamente corrotti, concedevano loro a mò di elemosina. Il loro stile di vita era stato distrutto, ed il Governo Usa infliggeva loro sempre nuove umiliazioni, arrivano a proibire loro di celebrare la loro ricorrenza più sacra, la Danza del Sole. Anche la Danza degli Spiriti era una prova di forza fisica; i danzatori dovevano prepararsi spiritualmente con un digiuno di cinque giorni. Ora accadeva che quattro cinquecento Pellerossa danzassero tutti insieme, e che il terreno diventasse impraticabile a causa di quelli che cadevano esausti, se non addirittura morti; ma questo era lo scopo, arrivare ad uno stato di trance durante il quale avere visioni; visioni di mandrie di bisonti, di parenti morti, di atti di valore, o in generale di qualunque episodio dei tempi felici. Le autorità americane cominciarono ad allarmarsi.

Storie e relazioni preoccupanti iniziarono a circolare tra i residenti bianchi nel West; e nelle città dell’ Est cominciarono a comparire sui giornali titoli impressionanti che annunciavano che gli Indiani si accingevano a tornare sul Sentiero di Guerra.

La Danza degli Spiriti in una fotografia dell’ epoca

La Danza degli Spiriti in una fotografia dell’ epoca

Come era facile aspettarsi, Toro Seduto venne identificato come il promotore di queste agitazioni e di questi supposti propositi di ribellione, quantunque fossero in molti a sapere che aveva accettato la Danza degli Spiriti con grande perplessità e solo dopo molte esitazioni, e che di sicuro non aveva in mente alcun piano di guerra. Ma era più facile far credere il contrario, e così venne presa la decisione di arrestare il vecchio capo.

La mattina del 15 Dicembre 1890, il Maggiore Mc Laughlin incaricò della operazione un distaccamento di Polizia Indiana forte di 33 uomini. Come nel caso di Cavallo Pazzo, anche in questa circostanza alcuni di questi poliziotti indiani erano stati una volta amici e compagni di lotta dell’ uomo che ora venivano ad arrestare. Gli agenti marciarono alla volta della capanna di Toro Seduto, che stava ancora dormendo. Quando il capo del reparto lo svegliò e gli ingiunse sgarbatamente di vestirsi, il vecchio Capo Sioux fu preso dalla collera. Nel frattempo la capanna veniva circondata dai suoi guerrieri, che però erano poco meno che impotenti di fronte a tanti uomini armati. Ad un tratto, al di sopra delle grida degli uomini e dei lamenti delle donne, fu udita risuonare alta per l’ ultima volta la voce di Toro Seduto : “ Ne ho abbastanza ! Non verrò con voi ! “. In quel momento la Polizia Indiana cominciò a sparare, ed alcuni dei seguaci del capo risposero al fuoco. Toro Seduto crollò a terra, colpito alle spalle dal poliziotto Testa di Toro, che venne a sua volta abbattuto da uno degli amici del capo. Un altro poliziotto, Tomahawk Rosso, colpì con un altro colpo di pistola il capo Hunkpapa, che in pochi istanti era morto. Alla fine del breve ma cruento scontro, i cadaveri di parecchi fedeli amici di Toro Seduto rimasero riversi con lui sul terreno insanguinato. Con lui morì anche il figlio adottivo diciassettenne, Piede di Corvo, finito a sangue freddo dai poliziotti indiani dopo essere stato ferito.

Toro Seduto negli ultimi anni della sua vita

Toro Seduto negli ultimi anni della sua vita

La tragica fine di Toro Seduto spezzò il morale degli Indiani. La maggior parte di quelli che avevano abbandonato le riserve vi rientrarono ormai del tutto rassegnati, una parte invece si unì al capo Piede Grosso, il cui accampamento venne ancora una volta attaccato in modo del tutto proditorio il giorno 28 Dicembre 1890, in quello che è passato alla storia come il Massacro di Wounded Knee. Il 7° Reggimento di Cavalleria, il reparto che era stato massacrato sul Little Big Horn, si prese la sua vendetta aprendo il fuoco sul campo indiano con le mitragliatrici Hotchkiss, che fin dalla prima scarica abbatterono quasi metà degli uomini di Piede Grosso. Gli scampati si dettero alla fuga coi soldati alle calcagna, ed il massacrò durò fino alle nove di sera. Corpi di Indiani uccisi furono poi ritrovati fino a parecchi chilometri di distanza. Il bilancio complessivo delle vittime contò più di 200 Indiani uccisi, tra i quali lo stesso Piede Grosso. Di questi caduti, 62 erano donne e bambini. Dal canto loro, i Sioux avevano cercato di difendersi come potevano in condizioni di totale inferiorità, ed erano cionondimeno riusciti ad uccidere 29 bianchi ed a ferirne altri 33, dimostrando ancora una volta il loro disperato valore.

La strage di Wounded Knee rappresentò il definitivo ed ancora una volta tragicamente sanguinoso epilogo delle Guerre Indiane. Quelle guerre di cui Toro Seduto, con la sua indomabile fierezza, era stato uno dei protagonisti principali. La salma del grande Capo Hunkpapa venne tumulata nel cimitero della riserva di Standing Rock.

La Tomba di Toro Seduto nel cimitero di Standing Rock

La Tomba di Toro Seduto nel cimitero di Standing Rock

La Profezia di Toro Seduto

“ Quando tutti i fiumi saranno asciutti, quando tutti gli alberi saranno bruciati, quando tutti i pesci del mare, gli uccelli del cielo e gli animali della terra saranno estinti, solo allora voi uomini bianchi capirete che non potete mangiare il vostro denaro “.

La Tomba di Toro Seduto come si presenta oggi

La Tomba di Toro Seduto come si presenta oggi

 FONTI BIBLIOGRAFICHE

Eugene Rachlis         Gli Indiani delle Praterie            Editoriale Milanese – Milano
1972
Peter Panzeri             Little Big Horn 1876                       Eserciti e Battaglie N° 56
Edizioni Del Prado – Madrid
1999
Siegfried Augustin  Storia degli Indiani d’America  Edizioni Odoya – Bologna 2009

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3 risposte a 122 anni fa: il 15 dicembre 1890 muore a Fort Yates, assassinato dalla polizia, il condottiero nativo americano dei Sioux Hunkpapa Toro Seduto (Sitting Bull in inglese – in lingua originale lakota Tȟatȟaŋka Iyotȟaŋka o Ta-Tanka I-Yotank o Tʿatʿaŋka Iyotake)

  1. Roberta Toffolo ha detto:

    Peccato che non si riesce a leggere tutto

  2. Akille ha detto:

    E gli americani, a tutt’oggI, non hanno ancora la dignità di chiedere Perdono, che un genocidio così crudel, necessiterebbe. La vergogna del genere umano.

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