485 anni fa: il 6 maggio 1527 i Lanzichenecchi, truppe tedesche al servizio di Carlo V d’Asburgo saccheggiano Roma; alcuni considerano questa data la fine del Rinascimento

Tra gli avvenimenti bellici legati alla prima fase della guerra tra Carlo V e Francesco I riveste un significato particolare, per l’enorme impressione che suscitò, il saccheggio di Roma.

Il 6 maggio 1527 12.000 mercenari al soldo dell’imperatore, in prevalenza lanzichenecchi, assaltarono le mura della città eterna, la conquistarono e per circa sette mesi la sottoposero a una terribile devastazione. Papa Clemente VII, asserragliato in Castel Sant’Angelo, dovette assistere all’uccisione di cittadini, al linciaggio e all’umiliazione di cardinali e prelati, alla profanazione delle chiese e alla distruzione delle opere d’arte. Il “sacco di Roma” ebbe una grandissima eco in tutta Europa, ma mentre nel mondo cattolico prevalse l’orrore per la profanazione del cuore della cristianità ad opera di soldati luterani, nei paesi riformati l’avvenimento fu salutato come il segno tangibile della punizione divina contro l’immoralità e la corruzione del papato.
La testimonianza di Francesco Guicciardini, che fu a Roma poco tempo dopo i terribili eventi e poté ascoltare le dirette testimonianze delle vittime, restituisce un quadro molto realistico delle violenze subite dalla popolazione romana.
Entrati dentro, cominciò ciascuno a discorrere tumultuosamente alla preda, non avendo rispetto non solo al nome degli amici né all’autorità e degnità de’ prelati, ma eziandio a’ templi a’ monasteri alle reliquie onorate dal concorso di tutto il mondo, e alle cose sagre. Però sarebbe impossibile non solo narrare ma quasi immaginarsi le calamità di quella città, destinata per ordine de’ cieli a somma grandezza ma eziandio a spesse direzioni; perché era l’anno……… che era stata saccheggiata da’ goti. Impossibile a narrare la grandezza della preda, essendovi accumulate tante ricchezze e tante cose preziose e rare, di cortigiani e di mercatanti; ma la fece ancora maggiore la qualità e numero grande de’ prigioni che si ebbeno a ricomperare con grossissime taglie: accumulando ancora la miseria e la infamia, che molti prelati presi da’ soldati, massime da’ fanti tedeschi, che per odio del nome della Chiesa romana erano crudeli e insolenti, erano in su bestie vili, con gli abiti e con le insegne delle loro dignità, menati a torno con grandissimo vilipendio per tutta Roma; molti, tormentati crudelissimamente, o morirono ne’ tormenti o trattati di sorte che, pagata che ebbono la taglia, finirono fra pochi dí la vita. Morirono, tra nella battaglia e nello impeto del sacco, circa quattromila uomini. Furono saccheggiati i palazzi di tutti i cardinali (eziandio del cardinale Colonna che non era con l’esercito), eccetto quegli palazzi che, per salvare i mercatanti che vi erano rifuggiti con le robe loro e cosí le persone e le robe di molti altri, feciono grossissima imposizione in denari: e alcuni di quegli che composeno con gli spagnuoli furono poi o saccheggiati dai tedeschi o si ebbeno a ricomporre con loro. Compose la marchesana di Mantova il suo palazzo in cinquantaduemila ducati, che furono pagati da’ mercatanti e da altri che vi erano rifuggiti: de’ quali fu fama che don Ferrando suo figliuolo ne partecipasse di diecimila. Il cardinale di Siena: dedicato per antica eredità de’ suoi maggiori al nome imperiale, poiché ebbe composto sé e il suo palazzo con gli spagnuoli, fu fatto prigione da’ tedeschi; e si ebbe, poi che gli fu saccheggiato da loro il palazzo, e condotto in Borgo col capo nudo con molte pugna, a riscuotere da loro con cinquemila ducati. Quasi simile calamità patirono il cardinale della Minerva e il Ponzetta, che fatti prigioni da’ tedeschi pagorono la taglia, menati prima l’uno e l’altro di loro a processione per tutta Roma. I prelati e cortigiani spagnuoli e tedeschi, riputandosi sicuri dalla ingiuria delle loro nazioni, furono presi e trattati non manco acerbamente che gli altri. Sentivansi i gridi e urla miserabili delle donne romane e delle monache, condotte a torme da’ soldati per saziare la loro libidine: non potendo se non dirsi essere oscuri a’ mortali i giudizi di Dio, che comportasse che la castità famosa delle donne romane cadesse per forza in tanta bruttezza e miseria. Udivansi per tutto infiniti lamenti di quegli che erano miserabilmente tormentati, parte per astrignergli a fare la taglia parte per manifestare le robe ascoste. Tutte le cose sacre, i sacramenti e le reliquie de’ santi, delle quali erano piene tutte le chiese, spogliate de’ loro ornamenti, erano gittate per terra; aggiugnendovi la barbarie tedesca infiniti vilipendi. E quello che avanzò alla preda de’ soldati (che furno le cose piú vili) tolseno poi i villani de’ Colonnesi, che venneno dentro. Pure il cardinale Colonna, che arrivò (credo) il dí seguente, salvò molte donne fuggite in casa sua. Ed era fama che, tra denari oro argento e gioie, fusse asceso il sacco a piú di uno milione di ducati, ma che di taglie avessino cavata ancora quantità molto maggiore.” (F. Guicciardini, Storia d’Italia, V)

Se volete approfondire una delle pagine più drammatiche della storia della nostra capitale potete farlo sfogliando il 7° volume de La Storia – Il Cinquecento: la nascita del mondo moderno nella biblioteca dell’Antica Frontiera.

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2 risposte a 485 anni fa: il 6 maggio 1527 i Lanzichenecchi, truppe tedesche al servizio di Carlo V d’Asburgo saccheggiano Roma; alcuni considerano questa data la fine del Rinascimento

  1. Eliana Di Caro ha detto:

    Per favore, mi dice chi è l’autore dell’immagine sul sacco di Roma a corredo del pezzo?

  2. anticafrontierabb ha detto:

    Salve Eliana, l’immagine che ha visto nel nostro blog è una riproduzione del quadro “Escena de batalla: Asedio de una ciudad” (Scena di battaglia – Assedio di una città) dipinto dal pittore spagnolo Juan de la Corte (1597-1660) attorno al 1645. Si tratta di un olio su tela e appartiene a una collezione privata. La riproduzione non è identica al quadro, come potrà notare confrontandola con l’originale: http://artgalleryenc.com/es/Encyclopedia/Work/Details/34710/Escena-de-batalla–Asedio-de-una-ciudad.
    In rete questo quadro viene spesso confuso con un’altra opera, quella del pittore tedesco Johannes Lingelbach che si intitola “Il sacco di Roma del 1527” e per questa ragione associato al terribile saccheggio perpetrato dai lanzichenecchi. E’ probabile che l’artista spagnolo sia stato influenzato da tale evento storico, ma la sua è comunque un’opera di fantasia.
    Speriamo di essere stati utili. Un caro saluto dall’Antica Frontiera.
    Claudio e Silvana

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